Vittorio Doralice
È UN ENTE AUTONOMO COLLETTIVO – E SPERA CHE LE SCULTURE COMUNALI SIANO BELLE
(nel senso di comuni)
Aperto al pubblico, ma senza futuro
Tutto comincio così
…per puro caso, guardando un pacchetto di fiammiferi, lasciato da qualcuno.
… e poi tanti stecchini, indispensabili!
Da qui è scaturita la scintilla di una creatività diventata via via sempre più inarrestabile.
Una poetica che si è ampliata ed estesa per mille strade diverse e che, tutt’ora, non si è spenta
l’arte È LA PAROLA
L’arte è il significato che si cela dietro l’opera.
Seguendo questo pensiero, spaziando da una disciplina all’altra, per realizzare un arte concettuale a volte ironica, a volte dissacrante, mai scontata.
I primi pargoletti
Immagini ormai sbiadite e consumate dal tempo. Le prime invenzioni quasi giocose, fatte senza pensare troppo. Poco più un passatempo. Diventeranno poi gli archetipi, i primi mattoni di una costruzione vasta e articolata. Una ricerca del senso e del dissenso, che si dipana per oltre 40 anni.
Alberto
la coppia
Una donna, un uomo, vicini e lontani, ciascuno sulla sua sedia. Si guardano osservando lontano. Nella ricerca dell’equilibrio fra autonomie e dipendenze, tra confidenze e riservatezza, tra libertà e responsabilità. E ancora sempre la ricerca di risposte impossibili a domande legittime.
Maria Pia
la zattera famiglia
La famiglia una realtà, una istituzione antica che protegge, limita. Ha le sue regole, i suoi codici detti e non. Alimenta legami affettivi, spesso istintivi, ambigui, non chiari. Nasconde interessi economici coscienti o meno. Se vuoi crescere forte non devi rinunciare alla tua individualità, alla tua unicità, e costruirti una vita, una strada tua. Una scelta obbligata che riguarda tutti, una responsabilità universale. La zattera mezzo precario in balia dell’acqua ben descrive questa realtà familiari complesse e in continuo cambiamento. I suoi ospiti smarriti nel dubbio: ci sono, ci sarò, dove andrò.
Maria Pia
SCULTURA?
…Manualetto di dispersione…
Ma che cos’è mai la scultura?
Da dove viene e che materiali usa? Intanto di netto ci sono sempre le mani. E le mani sono un problema. Sono abituate a manipolare l’aria. E che sia aria o qualcosa di solido! E poi un problema non secondario: ci sono gli occhi!
E poi c’è tutto il mondo intorno che sta fermo e che si muove, che cambia. E uno c’è dentro fino al collo–E poi c’è la parola-che cosa hai fatto oggi? Sono stato nel bosco o in città e ho visto… Come era fatto? Grande, piccolo, lungo corto: aveva 3 occhi, 2 nasi, degli imbuti per orecchie, un cespuglio in testa, scarpe zoccoli o radici? Correva Di che colore? Mah… Vari. Ma a me sarebbe piaciuto… Non è facile. Però ci nasce da qualche parte, si succhia la tettina, si memorizza un viso… E vorrei che questo pertugio da cui si esce, questa tettina, questo viso ci fossero non dico per sempre, ma (aggiungendo la “memoria”) dico di sì.
Lasciamo un attimo da parte questi svolazzi.
Oggi ci sono le macchine fotografiche e ci sono i giochi. Faccio una piccola fotografia di un viso, la foto è piatta. Puoi renderla volume. Fai piccoli ritratti volumetrici di amici. Qualche legnetto, qualche stecchino, un temperino, un po’ di colla. Piccoli mezzibusti. E se vuoi fare piccole storie? Si possono mettere nel Ttrittico a dire qualcosa, a fare piccola morale.
Al momento, fumando, esistono quattro tipi di fiammiferi. 4 scatole – piccoli personaggi! È anche un po’ un gioco. Introduci un po’ di moto. Un po’ di spirali sulle foto_
Fai una cosa piccola perché non la sai fare grande? Se fai grande acquista più credito anche la piccola? E che cosa scolpisci? Scolpisco l’aria, il pensiero, il pensierino. Sembra una stupidaggine ma è così – pensierino, scrittino, oggttino _ pensierone, scrittone, oggettone. Per passare di scala devi avere soldi o un’idea.
Idea = SpA che condensa insieme obiettivo e mezzi: lo dice la parola stessa.
S come società, scultura
per = moltiplica
Azioni = economia: fare, aprire.
Fatta SpA sai come un meccanismo di cose grandi e articolato, puoi fare tutti i tipi di scultura, conosci i materiali e soprattutto… non sarebbe mai finita. Se…
1975–2000.
Dal 2000 come dovrebbe essere il lavoro?
Esempio: “Trasferito a Berlino dove ha fondato lo Studio Olafur Eliasson che oggi accoglie un nutrito gruppo di artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, per sviluppare, produrre e installare opere d’arte, progetti e mostre, ma si occupa anche di sperimentazioni, attività di archivi e di ricerca, pubblicazioni e comunicazione.”
Concludiamo così, provvisoriamente!
E con ciò guardate che la scultura è appena cominciata. È solo un piccolo lavoro di avvicinamento. Per strada c’è Michelangelo, Bernini, Donatello, Iago, Ceroli, Ontani, Penone, Merz, Pivi, Canova… quelli di Grecia, quelli d’Egitto e quelli prima di quelli. Qui siamo a cosette casalinghe, di modico costo per costruire e modici materiali. Cose più di affetto che di precetto – che però nell’essere lasciano sempre un piccolo segno di pensiero. E già in questo piccolo mondo abbiamo trascurato gli animali di terra, di cielo, di mare. Appena accennata la natura. Trascurato l’atomo, l’elettrone, la gravità, i poeti, i medici, i medicinali, i musici, Vasco Rossi, Dalla, gli astronomi, i ghiacci, le modelle, i “modelli”, lo spogliarello, i contadini, gli operai, le api, quelli che comandano, quelli che hanno perso qualcosa in guerra, i bambini uccisi qua e là, i migranti da tutto.
E il tutto inavvicinabile.
MOSTRE
- 1975/1979
PREMIO LUZZARA / REGGIO EMILIA
- 1982
SCOLPIRE UN TRONCO / BARDONECCHIA
- 1984
ARTE ECOLOGIA / VARESE
- 1984
SCULTURE IN RIVA ALL’ADIGE / CASTELBALDO (PD)
- 1985
PORTE E FINESTRE / IMAGES 70 (PD)
- 1986
BISOGNI ASTRATTI / MONTAGNANA
- 1986
SISTEMA CHIUSO / MONTECCHIO (VI)
- 1986
7 SCULTURE / MONTAGNANA (PD)
- 1989
I HAVE A DREAM
- 1990
RESIDUI MECCANICI
- 1991/92
BIENNALE DEL BRONZETTO (PD)
RICERCHE
